C’è un posto speciale nel cuore di ogni Ragusano – di chi è rimasto o di chi è partito e torna, “scende”, solo a Natale – riservato al presepe vivente di Ispica, di Giarratana o di Monterosso. Le feste avvolgono di luci e profumi i giorni tra Natale e l’Epifania fin dentro ogni paese e dalle nostre parti le chiese barocche mostrano il loro tesoro di tradizione, veri e propri gioielli, i loro presepi, alcuni storici, altri di nuova fattura, nati dalla maestria di artisti contemporanei. Ma il presepe vivente è una esperienza a tutto tondo che prende i cinque sensi e li porta nel cuore del Natale, il Natale di una volta, genuino, sincero, comunitario. Nei giorni cruciali delle feste, si sa, non mancano “mangiate” lussuriose, in casa, in agriturismo, al ristorante. Ci sono ormai intere generazioni di chi ha avuto il privilegio di essere bambini nel Natale ibleo che hanno nostalgia di quella trasferta dopo pranzo verso la montagna, in direzione di un altro tempo trascorso…

Ma dove si trova Monterosso Almo?
Monterosso Almo è il comune più alto dei Monti Iblei (700 metri sopra il livello del mare) ed è uno dei borghi più affascinanti d’Italia: il terremoto del 1693 rase al suolo anche qui la storia fino ad allora, ma il piccolo centro custodisce memoria di quello che era stato, per esempio nella chiesa di San Giovanni Battista, o cianu, sul piano cioè, la piazza, unica zona pianeggiante circondata da un labirinto di viuzze che salgono e scendono aggrappate alla montagna ispirando registi da Oscar come Giuseppe Tornatore che qui ha diretto Sergio Castellitto in “L’uomo delle stelle“.

E cosa vedere a Monterosso Almo?
Poco distante, accanto alla chiesa di Sant’Antonio abate, troverete un arco medievale attraverso il quale si accede al quartiere più antico del borgo, il Quartiere Matrice: è qui che il presepe vivente incanta e trasporta nella magia di un Natale lontano, dove la povertà era semplicità e condivisione, dove ogni dono era un tesoro inestimabile. Da oltre 30 anni qui a Monterosso in questo progetto si mettono in gioco gli stessi abitanti, in primo luogo gli anziani, testimoni oculari di una cultura contadina di cui tramandare i valori ai più giovani. Sono molti i mestieri dimenticati rievocati lungo le vie del Quartiere Matrice, u curdaru, u vasaru, i ricamatrici, ma ci sono anche i quadri di vita di una volta come u curtigghiu (le chiacchiere da cortile) nel quale signore abbigliate scrupolosamente in abiti d’epoca richiamano modi di dire vecchi e moderni. Poi ci sono le occasioni per assaggiare le cose buone di queste parti, per lasciarsi scaldare da un buon bicchiere di vino all’osteria o dalla ricotta calda che distribuisce u ricuttaru. Il momento più alto è quello di un “tempo eterno”, il quadro familiare che più somiglia a quello delle nostre case: dentro una splendida grotta naturale ci sono Maria, Giuseppe e il Bambino, venuto per salvare il mondo non con l’arroganza del potere, ma con la pace e la serenità del suo sorriso. Buon Natale Ibleo!

 

A questa magica atmosfera raccontata dalla nostra bravissima Amelia Colanton, scrittrice degli iblei, aggiungiamo qualche altra curiosità.

Sono in pochi a conoscere l’origine del nome Monterosso, una storia molto curiosa che risale al periodo del IX-X secolo, tempi in cui in Sicilia dominavano gli arabi. Un arabo di nome Alimud decise di convertirsi al cristianesimo, ciò suscitò così tanto scalpore che questa cittadina prese il suo stesso nome, cioè Alimud. Nel corso del tempo il nome della cittadina mutò da Alimud in Mons Alimud. Nel 1200-1300 il conte della Sicilia centrale Enrico Rosso di Aidone sposò la figlia del conte di Chiaramonte, la cittadina vicina. Enrico Rosso scopre così la splendida cittadina di Mons Alimud e se ne innamora così tanto da decidere di cambiare il suo nome in Monterosso Almo. Le caratteristiche morfologiche così belle e particolari di questa cittadina anche oggi suscitano grande interesse: Monterosso Almo è stata infatti inserita all’interno del circuito dei Borghi più belli d’Italia.

Protagonista culinario di questa perla di Sicilia è il famoso origano di Monterosso Almo, prodotto da molte aziende del posto oppure raccolto da chi desidera incamminarsi fra le colline incontaminate alla ricerca del prezioso e fresco origano siciliano. Il periodo migliore per avventurarsi è giugno, quando i fiori devono aprirsi, ma soprattutto perché il caldo è ancora affrontabile (a luglio neanche a parlarne!). Dopo la raccolta potremo procedere con l’essiccazione formando dei mazzetti ed involtandoli in dei sacchetti di carta (quelli del pane vanno benissimo). Li faremo poi essiccare in un luogo buio e ventilato per qualche settimana prima di sbriciolarli.

Un’altra fra le cose da vedere a Monterosso Almo, uno dei centri più piccoli del territorio ibleo insieme a Chiaramonte Gulfi (da cui dista circa 18 km) e Giarratana (da cui dista circa 7 km), sono i festeggiamenti in onore di San Giovanni Battista, patrono del paese. In queste piccole comunità montane le feste vengono vissute intensamente e gli abitanti sono aggrappati alla propria terra, alla propria storia e alle proprie tradizioni. La festa di San Giovanni Battista si svolge la prima domenica di settembre e durante i festeggiamenti, che iniziano già dopo la seconda metà di agosto, parecchi eventi organizzati allietano persone del posto ed una miriade di turisti che giungono fin qui per l’occasione.
In una festa così importante non si può non parlare di buon cibo, ecco perché, proprio in questa occasione, prende vita la Sagra del Pane di Monterosso Almo, il momento giusto per poter assaporare questa prelibatezza tutta monterossana ed altri prodotti tipici dei monti iblei, quali olio, origano, formaggi, olive, vino e capuliato (pomodoro secco tritato). Il gustosissimo e di ottima qualità pane di Monterosso Almo viene commercializzato in tutta la provincia di Ragusa e viene pubblicizzato negli stand della sagra che vengono allestiti nella piazza principale, Piazza San Giovanni.
La festa di San Giovanni Battista a Monterosso Almo risale addirittura al XII secolo. Il momento più importante di questo grande evento sono le processioni con il Simulacro del Santo Patrono, una dopo la nisciuta (uscita) del mattino, accompagnata dagli squilli di 8 trombe egiziane, dai fuochi d’artificio e dal lancio di una nebbia di ‘nzaiarieddi (stelle filanti), e l’altra dopo la nisciuta (uscita) della sera in cui il patrono viene ricoperto da foglie di zecchino d’oro. Nel pomeriggio viene organizzata una vendita all’asta di dolci tipici e forme di pane raffigurante il volto del santo, tutti preparati dai fedeli.

Gli appassionati delle serie televisive sulla malavita siciliana, riconosceranno i luoghi in cui sono state girate alcune scene de Il capo dei capi, dove abbiamo visto l’attore Claudio Gioè calato nei panni di Totò Riina. Vi sveliamo una curiosità: la città di Corleone mostrata nel film, non è altro che Monterosso Almo. Riconoscerete sicuramente Piazza San Giovanni ed il quartiere Matrice, proprio dove viene rappresentato il presepe vivente del paese.

 

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